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PMI e digitalizzazione: i principali trend del 2022

Il 2022 è appena iniziato eppure è possibile già fare una previsione di quelle che saranno le tendenze per l’anno in corso per quanto riguarda il comportamento e le scelte di imprese e professionisti.

Il nostro partner Qonto ha analizzato la situazione in questo articolo.

Dopo una fine 2021 caratterizzata ancora da forte incertezza, il 2022 potrebbe rappresentare l’anno della svolta sia per la lotta alla pandemia sia per la ripresa economica.

L’impulso alla digitalizzazione che il contesto pandemico ha infatti imposto alle aziende ha avviato una trasformazione destinata a durare e i cui vantaggi diventano oggi sempre più chiari a tutti.

In ottica europea, la recente svolta digitale ha giovato in modo particolare all’Italia.

Basti pensare che nel 2019 la fotografia fatta dalla Commissione Europea raccontava di un Paese digitalmente arretrato e soprattutto restio al cambiamento, incapace di tenere il passo con il resto dell’Europa.

Questo è quanto emergeva dal rapporto Digital Economy and Society Index (DESI) del 2020.
Con l’Italia che occupava la venticinquesima su 28 posizioni, davanti soltanto a Romania, Grecia e Bulgaria.

I dati del rapporto DESI 2020 posizionano il Paese al ventesimo posto e dunque in leggera ascesa nella classifica.
Un segnale senza dubbio positivo, che testimonia una reale tendenza verso la digitalizzazione che, tuttavia, non è ancora sufficiente a colmare il gap con il resto dei Paesi Europei.

Il processo dunque si è avviato, ma la strada è ancora lunga.

Quello che è certo, è che l’innovazione dei processi aziendali, sia interni sia esterni, ha dimostrato agli imprenditori i vantaggi che implicano la digitalizzazione e la semplificazione del contesto aziendale.

Diamo dunque un’occhiata a cosa è cambiato nei due appena trascorsi.

Cercando di prevedere i principali trend del 2022 in termini di digitalizzazione e transizione tecnologia della piccola e media impresa italiana.

Trend digitalizzazione 2022: pagamenti digitali

I pagamenti digitali sono sicuramente stati tra i maggiori protagonisti del biennio appena trascorso e continueranno a esserlo anche nel 2022.

Se, in passato, fare affidamento su metodi di pagamento digitali era imprescindibile soltanto per chi vendeva online, ora questo è diventato un asset fondamentale anche del commercio fisico al dettaglio.

Dotarsi di strumenti di pagamento digitali offre un duplice vantaggio.
In quanto consente sia di accettare più tipi di pagamento sia di automatizzare alcune fondamentali operazioni di tipo contabile.

Inoltre, sin da subito i consumatori hanno riconosciuto i vantaggi dell’utilizzo di strumenti come le carte di pagamento.
Una volta abituati al loro uso, si aspettano di poterli usare in qualsiasi esercizio e situazione; pena la rinuncia all’acquisto.

Secondo quanto riportato dall’Osservatorio Qonto e ProntoPro, sulla base di un’analisi condotta su oltre 100 PMI e 500 professionisti, dall’inizio della pandemia ben il 45% delle aziende intervistate ha adottato dei nuovi sistemi per la ricezione dei pagamenti, come ad esempio il POS o le app Satispay e PayPal.

Queste si vanno ad aggiungere a tutte quelle realtà che ne facevano già uso, per una somma totale del 70% del campione.

La tendenza attuale

Rimane dunque poco più di un terzo di aziende che oggi fanno a meno degli strumenti di pagamento digitali.
Ma è assai probabile che con il consolidarsi della tendenza attuale una buona parte di queste attività scelga di iniziare la propria transizione verso il digitale.

Il 60% delle aziende che, dall’inizio della pandemia, ha scelto di introdurre metodi di pagamento digitali conta più di 10 dipendenti.

La quota sale all’80% se si considera le aziende con lo stesso numero di dipendenti che già utilizzava questi strumenti prima dell’emergenza sanitaria.

Una forte spinta ai pagamenti digitali è stata sicuramente l’introduzione del cashback di Stato (poi rimosso dal governo Draghi) in combinazione con il credito d’imposta sulle commissioni POS per i commercianti.

Ma è importante rimarcare che, nonostante il passo indietro sul cashback, i consumatori si sono adeguati in fretta alla possibilità di effettuare acquisti con strumenti digitali.

E la tendenza per il 2022 prevede un aumento graduale dell’integrazione di tali strumenti piuttosto che un passo indietro per tornare ai contanti.

Strumenti finanziari digitali: sempre più irrinunciabili per PMI e professionisti

Il dotarsi di metodi digitali per l’invio o la ricezione di pagamenti è strettamente collegato all’utilizzo di strumenti finanziari.
La loro funzione è quella di supportare gli imprenditori e i loro dipendenti e collaboratori nello svolgimento di numerose operazioni quotidiane, semplificandole e rendendole più veloci.

Gli strumenti finanziari digitali diventano così preziosi alleati di professionisti e micro, piccole e medie imprese.
Fanno parte di questa categoria anche le applicazioni di online banking o i software per la gestione contabile.

Sempre riportando i dati dell’Osservatorio Qonto e ProntoPro, l’80% delle aziende coinvolte ha affermato di fare uso di strumenti finanziari digitali.
Un dato importante, che lascia intuire come l’utilizzo di questo tipo di strumenti rappresenti oggi non solo un’opzione ma quasi una necessità.

Anche in questo caso, la pandemia ha segnato un cambiamento sostanziale.
L’80% delle imprese con 10 dipendenti ha infatti iniziato a fare uso di questi strumenti soltanto negli ultimi due anni.
Una vera transizione di massa (la percentuale generale dei nuovi utenti di strumenti finanziari digitali si attesta al 65%).

A spingere ulteriormente verso l’adozione di queste soluzioni è la forte componente innovativa del settore Fintech, in grado di offrire servizi contabili e finanziari sempre più competitivi e appetibili per i clienti business.

Recentemente, infatti, il settore dei servizi finanziari dedicati a PMI e professionisti, precedentemente poco esplorato e in mano esclusivamente ai grandi gruppi bancari, ha iniziato a conquistare una porzione di mercato a sé.

L’offerta di un conto business risponde oggi molto più esattamente alle esigenze di imprese e professionisti, con soluzioni e strumenti elaborati su misura.

 

Investimenti in marketing e pubblicità

Un’altra area da considerare è quella relativa alle spese per servizi di marketing e pubblicità.

Proprio nelle restrizioni imposte dalla pandemia, infatti, molte aziende hanno saputo intravedere nelle strategie di marketing e pubblicità digitali degli strumenti con cui guadagnare in visibilità e rimanere competitive sul mercato.

Diversamente dalle soluzioni digitali, volte a semplificare i processi aziendali, le attività di marketing e pubblicità digitale puntano all’acquisizione di nuovi clienti.
E sono quindi da considerarsi come un investimento che porta un ritorno effettivo più facilmente quantificabile.

Rispetto all’adozione di strumenti digitali, che in termini di investimento hanno un costo piuttosto contenuto, i servizi di marketing digitale possono necessitare di un budget più elevato.
Il successo stesso di una strategia di marketing ben eseguita varia in base al budget a disposizione.

In questi casi, ma in generale per le varie esigenze di liquidità o di investimento che emergono durante il ciclo di vita di un’impresa, un’azienda può richiedere un prestito anche tramite i canali digitali:
In modo semplice e veloce.

Le FinTech a fianco delle PMI

Un esempio è costituito dall’integrazione della tecnologia di October con l’app Qonto.

Con pochissimi clic, il cliente Qonto riceve un’offerta generata da un innovativo modello di analisi October basato sulle transazioni bancarie in assoluta sicurezza.

Tutto ciò è reso possibile dalle cosiddette soluzioni di embedded finance.

La finanza integrata permette alle società di fornire servizi finanziari aggiuntivi e all’utente di ottenere un’esperienza fluida e personalizzata.

Nel caso della partnership tra Qonto e October il vantaggio per il cliente finale è immediato.

Tramite la propria app può accedere a soluzioni di finanziamento rapide, che non richiedono garanzie personali o dichiarazioni dei redditi.

Sono sufficienti solo alcune informazioni di base sul progetto da finanziare e sul business.