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La storia di Restworld: un nuovo approccio al recruiting nel settore della ristorazione

Per la serie dedicata alle nostre imprese, oggi incontriamo un giovane imprenditore, un romano trapiantato a Torino, che ha navigato attraverso diverse discipline, dall'economia alla psicologia, prima di iniziare un'avventura innovativa nel mondo della ristorazione.  
  • business

    Area di attività

    Recruiting

  • loan

    Finalità del finanziamento

    Pubblicità

  • amount

    Importo finanziato

    25.000 €

  • duration

    Durata del finanziamento

    24 mesi

  • interests

    Tasso di interesse

    8.75%

Diamo quindi il benvenuto a Luca Lotterio, CEO di Restworld, a cui chiediamo di presentarsi.

Ho 29 anni e vengo da Roma, ma mi sono trasferito a Torino per la magistrale. Durante gli studi universitari, ho studiato ragioneria e programmazione, per poi passare alla psicologia. Nel frattempo, ho sempre avuto lavori part-time come consegnare pizze o fare volantinaggio. Durante l’università, ho avuto diverse esperienze lavorative, anche all’estero, in vari contesti della ristorazione.

 

Come è nata la tua passione per il settore della ristorazione?

Durante i miei studi, ho notato un problema nell’incontro tra domanda e offerta di lavoro nel settore della ristorazione. Questa problematica mi ha portato a scegliere un argomento di tesi molto specifico: “Riqualificare le professioni della ristorazione”. Nel corso della mia ricerca, ho notato che c’era una lacuna nel campo della psicologia della ristorazione, e questo mi ha portato a intraprendere un percorso di ricerca approfondito.

 

E come hai trasformato questa ricerca in una realtà?

Durante le nostre ricerche, abbiamo iniziato a lavorare con vari ristoranti. Questa collaborazione ci ha fatto capire che c’era un’opportunità di mercato nel creare una piattaforma che facilitasse il matching tra domanda e offerta di lavoro nel settore. Dopo aver partecipato a vari hackathon e corsi, abbiamo incontrato Edoardo e Lorenzo, e insieme abbiamo fondato la nostra azienda nel febbraio 2020.

 

Parlando di timing, avete iniziato proprio poco prima del lockdown. Come avete gestito quella situazione?

È stato un periodo difficile. Avevamo appena cominciato e ci siamo trovati di fronte a un muro. Ma abbiamo utilizzato quel tempo per concentrarci sulla ricerca e sulla costruzione del nostro brand. Abbiamo anche raccolto testimonianze e affrontato argomenti scomodi nel settore della ristorazione, cosa che ci ha aiutato a posizionarci come un brand socialmente responsabile.

Questo ci ha permesso di posizionare Restworld non solo come un servizio, ma anche come un brand attento alle tematiche sociali.

 

E come si presenta ora Restworld?

Ad oggi, siamo ancora una piccola startup, che ha fatto aumenti di capitale in equity per 650.000€ con circa 30 soci. Abbiamo un database di oltre 70.000 persone iscritte e lavoriamo con vari clienti nel settore della ristorazione, anche se rifiutiamo il 60% di loro per garantire l’aderenza ai nostri valori. Abbiamo un team di 14 persone, che lavora 35 ore a settimana: anche questo è un aspetto che in linea con il nostro approccio, che mira a portare un cambiamento culturale nel settore della ristorazione.

 

Parlando di persone è stata citata la vostra community, un vero vantaggio competitivo: cosa puoi dirci di più?

È un vero valore ed abbiamo istituito anche delle challenge, ossia sfide di 30 giorni, in cui gli iscritti possono condividere tutte le posizioni lavorative aperte con il proprio network e ottenere un guadagno. È un modo per reinvestire nella community e crediamo fortemente in un sistema aperto e inclusivo. Cerchiamo di creare circoli virtuosi basati sulla filosofia win-win, in linea con i nostri valori.

 

E ora, guardando al futuro, quali sono le prossime sfide che intendete condividere con i nostri lettori?

A breve termine, stiamo lavorando sulla versione 2.0 della nostra piattaforma, che sorprenderà tutti. Inoltre, stiamo pianificando un aumento di capitale e ci concentreremo sulle relazioni con i fondi di venture capital. Ma il nostro obiettivo principale è cambiare la cultura nei ristoranti riguardo le risorse umane. Vogliamo, ad esempio, aiutare i ristoranti a creare percorsi di carriera più significativi.

 

Sembrano obiettivi ambiziosi, che richiedono ovviamente fondi. Parlando di finanziamenti, come avete conosciuto October Italia e come è stata la vostra esperienza?

Abbiamo conosciuto October Italia in un momento quando avevamo bisogno di liquidità per i nostri progetti. La soluzione è stata veloce e intelligente. La nostra esperienza è stata positiva, tanto che raccomanderemmo October ad altre aziende: si tratta di uno strumento super utile, in cui il costo viene compensato dalla velocità di erogazione.

 

Per concludere la nostra intervista, qual è il tuo consiglio per altri imprenditori che necessitano di fondi per espandere o sostenere il loro business?

La cosa più importante è non avere paura di cercare aiuto esterno. Ci sono molte piattaforme e servizi là fuori pronti ad assisterti, ma devi condurre la tua ricerca e trovare quello che si adatta meglio alle tue esigenze. E soprattutto, non aspettare fino all’ultimo minuto. È meglio essere proattivi e cercare soluzioni prima che la situazione diventi troppo critica.

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La storia di Restworld testimonia la passione, l’impegno e la determinazione necessari per navigare nel complicato mondo delle startup, soprattutto in un settore come quello della ristorazione che ha affrontato sfide senza precedenti negli ultimi anni.

La centralità della community, la volontà di creare un sistema aperto e inclusivo, e l’importanza di individuare una soluzione di finanziamento smart e tempestiva sono state le tematiche chiave di questa intervista. Per molte aziende l’innovazione e la capacità di lettura del mercato sono al centro della propria strategia: October è entusiasta di poter essere il partner che fa la differenza.